Diritto di cittadinanza
Sembrava che il partito democratico volesse abbandonare la proposta di legge sul diritto di cittadinanza per gli immigrati, per il timore di perdere voti.
Ora invece sembra che, dopo tante leggi cattive, vogliano farne almeno una buona. Tuttavia restano dei punti negativi che sottolineamo in questo articolo e su cui vorremmo il vostro parere.
Riprendiamo quindi un articolo pubblicato quando la proposta di legge era in discussione alla Camera dei deputati.
L'articolo, del 20 giugno su Il FattoQuotidiano.it/Blog/di Andrea Viola, di cui riportiamo la parte centrale, spiega il progetto di legge in modo molto semplice.
“Ad oggi, l’ultima riforma sulla cittadinanza (1992) prevede un’unica modalità di acquisizione chiamata Ius sanguinis (dal latino, “diritto di sangue”), ossia un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano. Un bambino nato da genitori stranieri, anche se partorito sul territorio italiano, può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e se fino a quel momento abbia risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”.
Noi aggiungiamo che dopo aver compiuto i 18 anni ha solo un anno di tempo per chiedere la nazionalità italiana.
“Questa legge, oggetto della riforma attuale, è da tempo considerata carente perché esclude per diversi anni dalla cittadinanza decine di migliaia di bambini nati e vissuti in Italia, legando la loro condizione a quella dei genitori (il cui permesso di soggiorno nel frattempo può scadere e costringere tutta la famiglia a lasciare il paese).
La nuova legge introduce due nuovi criteri per ottenere la cittadinanza prima dei 18 anni, ossia Ius soli (“diritto legato al territorio”) temperato e Ius culturae (“diritto legato all’istruzione”).
Cosa vuol dire Ius soli temperato? Vuol dire che la cittadinanza non si acquista semplicemente con la nascita in Italia (come accade in America) ma invece che un bambino nato in Italia diventa automaticamente italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni.
Se il genitore, in possesso di permesso di soggiorno, non proviene dall’Unione Europea, deve aderire ad altri tre parametri, ossia:
1) deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale;
2) deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge;
3) deve superare un test di conoscenza della lingua italiana".
Questo per noi introduce un diritto di cittadinanza legato al reddito e costringerà degli immigrati a dichiarare un reddito superiore a quello reale, basandosi sull'aiuto interessato o disinteressato di datori di lavoro italiani.
"L’altra strada per ottenere la cittadinanza è quella del cosiddetto Ius culturae. Potranno chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (cioè le scuole elementari o medie). I ragazzi nati all’estero ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico".